mercoledì 21 novembre 2012

La vita degli altri: dal giardino segreto all'Africa

Il mercatino dell'usato ha il suo tocco di magia sempre. Ho smesso di cercarci dentro le cose degli altri, per iniziare a cercarne le vite. Ed è successo per caso nonostante l'idea mi perseguitasse da tempo. Scovare vecchie fotografie appartenute a sconosciuti e datate sin dai primi anni del secolo scorso è emozionante. C'è un mondo non tuo, sconosciuto, in quei frammenti di esistenza che iniziano ad appartenerti. Hai tra le mani pezzetti di storia che per te non hanno nè un prima nè un dopo, ma soltanto quell'ora che ha reso immortale niente altro che un piccolissimo frammento di vita.
Ho voluto per me quelle che mi hanno emozionata di più, che mi hanno solleticato la mente, che mi hanno posto domande, che a modo loro hanno tentato di raccontarmi una storia ed ho deciso di inaugurare una nuova rubrica che racchiuda tutte quelle le che scoverò sulle bancarelle e che in qualche modo riuscirò a sentire come mie.
 
Non ha nessuna informazione sul retro, questa foto di una nonna che guarda il proprio nipotino mentre dorme. Non sappiamo quindi nè quando, nè dove sia stata scattata. E' la migliore, la più bella e la più toccante di queste prime che ho acquistato. All'inizio lo sguardo della nonna mi trasmetteva inquietudine, vi leggevo sopra della sofferenza, una sorta di malessere fisico causato dall'età. La presenza del bimbo però ridimensiona ogni considerazione. E' pura dolcezza, trasporto, protezione. Immagino silenzio. Mi immagino un pomeriggio tardo con una leggera brezza e passerotti che cincischiano in aria. Mi immagino fiori e piante sul terrazzo ed un bel verde intorno che chiude la vista della casa ad occhi indiscreti. Due spezzoni di vita, chi proprio all'inizio chi già ben al di là, che si fanno una cosa sola nelle ristrettezze di un fotogramma che ci concede la gioia di un piccolo momento di intimità.
 
 
 
 
Non conosciamo nulla neanche di questo contesto. Probabile che possa trattarsi degli anni Cinquanta o Sessanta: mi ricorda moltissimo le foto che ho visto e rivisto negli album fotografici dei miei nonni. Sembrano momenti piuttosto felici ed a me è subito venuto in mente che ci si stesse preparando ad un matrimonio. Mi mettono allegria i volti distesi e la serenità delle donne che sembrano prendersi gioco dell'unico uomo nella stanza. Lo prenderanno in giro per la sua magrezza, per quei pantaloni a righe che pendono da tutti i lati e che per stare su hanno bisogno di una cintura ben stretta alla vita. O per quella pettinatura curata da donnicciola, ondulata e precisa, messa in forma con buona dose di brillantina. Non sarà lo sposo (ha già una fede al dito), ma forse il fratello della sposa, emozionato e contento, stretto nella sua lucida cravatta di raso, infilata nei pantaloni.
 
 
 
 
 
Quanti anni avranno avuto? Di questa foto sappiamo tutto. Che è stata scattata a Mombarone (Biella) e che risale, rullo di tamburi, al 1928. A parte il mio iniziale "come è arrivata a Reggio Calabria una foto scattata a Mombarone (dall'altra parte del mondo, per la sottoscritta) nel 1928?!" ho amato subito questo scatto così disimpegnato anche nel contrasto espressivo dei soggetti ritratti. Mi piace credere che fossero coniugi e mi piace sovrapporre la perplessità della moglie, forse imbarazzata, forse infastidita che tiene impugnato un leggero e lungo bastone, all'espressione quasi divertita del marito, incuriosito più che altro, ma piuttosto rilassato al punto da non prendersi la pena di mettersi in testa il cappello. Contadino dignitoso, scarponi incrostati di terra e dita nodose. Coi vestiti buoni della domenica per andare a messa. A chi era destinata la foto; parenti in America? Magari figli andati a cercare fortuna. Fratelli in Africa ad espandere l'Impero.
 
 

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