Giannina se ne sta con le mani sul grembo; la sedia davanti
alla finestra. Aspetta.Assorta nel silenzio notturno della costa rotto soltanto
da qualche debole onda sulle rocce, sembra rapita da un punto lontano. È
l’attesa, compagna corpulenta che stanotte le sta distesa ai piedi e lentamente
le abbraccia le caviglie in una stretta materna.Le sussura che Mauras torna da dietro l’insenatura alla
fine del litorale. Sono tre mesi che manca; tre mesi di mare negli occhi e di
sale; tre mesi di soli e di lune; tre mesi di burrasca.Tre mesi che Giannina ha riempito col dono più alto.
Ramón Libre è il nome che hanno scelto insieme, perché il loro piccolo fosse da
subito come quei gabbiani che battono la costa e nelle giornate di vento si
fanno trascinare dalla corrente come se fossero appesi ad un filo invisibile.
Ramón Libre Del Mar, come del mare è suo padre, senza discussione.
Sicuro che torna, e sarà come vederlo per la prima volta
con quel suo corpo asciutto e i baffi; il gilet avvitato sopra i fianchi e
aperto sul petto. Le braccia brune fatte di sirene e pirati guerci; forzieri e
timoni; bello sull’albero maestro mentre la saluta agitando un cappello che lo
fa simile a Napoleone. E per la verità un pò di lui le resta negli occhi
attenti e scuri di Ramón, così aperti da sembrare adulti; nei suoi pochi
capelli neri e spessi che non vogliono saperne di stare pettinati; nelle sue
manine sempre protese ad indicare fuori dalla finestra, verso il mare, con le
dita che sembrano istruite da una consapevolezza innata ed indicano là, verso
il fondo, dove il litorale si ferma bruscamente in una curva che lo sottrae
alla vista.
Non sa se vorrebbe vederlo tornare di giorno, sotto il
sole, col viso pieno di una barba non fatta o di notte quando il buio cela fino
all’ultimo metro di acqua la sorpresa che ancora lontana non è più che un debole
dubbio.
Intanto è notte e della costa non si distingue niente. Nessuna luce complice che illumini la sagoma panciuta della barca; nessun grido liberatorio che porta il suo nome. Solo questa attesa amica e serena che si poggia come uno scialle sulle sue spalle strette, che le accarezza i capelli morbidi sempre in ordine per lui e dice: “Pazienta figlia mia,
Mauras torna. Torna”.
Nessun commento:
Posta un commento